L’artrosi dell’anca, anche detta coxartrosi, è una patologia cronico-degenerativa della cartilagine dell’anca dovuta a un’usura dei capi articolari che si instaura progressivamente e compromette la normale deambulazione. Può essere dovuta sia a cause primarie (vedi articolo artrosi) che secondarie, ma con maggior frequenza è secondaria.
Si distinguono infatti, due forme di coxartrosi: una primitiva, comune nell’età avanzata, e una secondaria, conseguente a deformità articolari congenite come la displasia dell’anca o a patologie traumatiche, infettive, reumatiche, o alla necrosi asettica della testa del femore.
Lo strato di cartilagine che riveste la testa del femore e la cavità acetabolare si assottiglia progressivamente fino a mettere a nudo l’osso sottostante e a creare uno sfregamento “osso contro osso”. Quest’ultimo reagisce addensandosi e deformandosi con la produzione di escrescenze a forma di becco (osteofiti) che limitano il movimento. La capsula articolare si ispessisce e i muscoli si retraggono fino a determinare una caratteristica postura dell’individuo affetto da coxartrosi.
Tra i primi sintomi (che vanno progressivamente a intensificarsi e che fanno da “campanello d’allarme”),abbiamo:
Come sintomi veri e propri si hanno:
L’atteggiamento viziato in flessione e rotazione esterna è determinato da una retrazione, ovvero da un’accorciamento, del muscolo ileo-psoas (situato a livello dell’inguine), mentre l’adduzione da una retrazione dei muscoli adduttori.
Il trattamento per le forme meno gravi, è sicuramente di tipo conservativo con farmaci antinfiammatori e analgesici per alleviare il dolore. Vengono utilizzate anche infiltrazioni di acido ialuronico che nutrendo la cartilagine articolare, permettono una lubrificazione dell’articolazione e forniscono sollievo dal dolore. Fondamentale è infine un ciclo di fisioterapia, che ha lo scopo di ridurre il dolore, migliorare la funzione articolare e l’autonomia nella deambulazione, sia in termini di qualità dello schema del passo che di distanza percorsa.
A questo scopo può essere molto utile la tecarterapia e una buona kinesiterapia.
Soprattutto per l’artrosi di non grave entità, infatti, viene spesso prescritta la kinesiterapia per distendere la muscolatura presente nella zona interessata e ridurre, così, le tensioni accumulate all’interno dell’articolazione colpita. Nelle ipotesi di degenerazione non accentuata, la funzionalità viene in buona parte recuperata e il dolore si riduce progressivamente fino a scomparire. Particolarmente indicata è anche l’idrokinesiterapia, ovvero la terapia in acqua che, sfruttando l’ambiente microgravitario, permette all’articolazione di eseguire dei movimenti con un minore sovraccarico a livello articolare. Questo consente alla cartilagine articolare di essere meglio nutrita dal liquido sinoviale. Ne consegue che l’articolazione può muoversi con maggiore facilità, migliorando il range di movimento e il dolore.
È consigliata l’attività in acqua e la cyclette da eseguire con moderazione.
In virtù della retrazione di alcuni gruppi muscolari, alcuni esercizi eseguibili anche da soli a casa sono i seguenti:
Questi semplici esercizi vanno svolti 2-3 volte al giorno.
Per migliorare il tono-trofismo muscolare saranno indicati prima degli esercizi (ovvero stringendo il muscolo), sia da supino che da seduto, per poi passare a degli esercizi isotonici (con movimento).
Molto importanti sono poi delle opportune modifiche:
Per l’artrosi all’anca è opportuno precisare che spesso si è costretti a ricorrere all’introduzione di impianti protesici, i quali sono elementi costituiti in gran parte da metallo pregiato (per lo più titanio) che viene ancorato direttamente all’osso, spesso senza necessità di cementazione, tranne che in caso di paziente particolarmente anziano, in modo da consentirgli di caricare e camminare precocemente.
Quasi tutte le protesi, comunque, durano dai dieci ai quindici anni, donando al paziente delle capacità di movimento che, dopo una prima fase di convalescenza e di carico parziale (deambulazione con stampelle), possono definirsi quantomeno accettabili e talvolta perfino eccellenti.
Oltre ad un’appropriata visita ortopedica è consigliabile una RX. La coxartrosi infatti, si diagnostica con la classica radiografia dell’anca. La radiografia mostrerà la presenza di osteofiti, la deformazione della testa del femore con la riduzione dello spazio articolare tra questa e la cavità dell’acetabolo.